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martedì 27 settembre 2011

Israele-Palestina la svolta dell'ONU

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Israele - Palestina: la svolta dell'ONU


Per ora nell'eterna contesa vince la diplomazia

Gerusalemme
Gerusalemme
di Ettore Lomaglio Silvestri



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Venerdì scorso, 23 settembre 2011, è una di quelle date che passerà alla storia come uno dei punti di svolta nell’eterna lotta fra Israele e Palestina. Infatti, davanti ai rappresentanti degli Stati facenti parte delle Nazioni Unite riuniti per la Sessione Plenaria dell’Assemblea Permanente, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha chiesto il riconoscimento dello Stato della Palestina.

Nel corso degli ultimi mesi abbiamo temuto fortemente che giungesse questo momento, convinti che fosse necessario un accordo con Israele prima di fare questa richiesta. Abbiamo esposto le ragioni e non abbiamo mai negato il diritto al riconoscimento dello Stato palestinese, ma abbiamo cercato di dimostrare che un “colpo di mano” simile avrebbe creato una situazione di enorme imbarazzo sia per il fragile equilibrio ai confini fra Israele e Palestina, sia per l’isolamento dell’unico Stato democratico, circondato da Paesi di religione musulmana e con regimi direi (nonostante la primavera araba) veramente poco democratici, successivo alla perdita dell’alleato storico (l’Egitto di Hosni Mubarak) e della Giordania come moderatori e pacificatori.
Mahmoud Abbas, meglio noto come Abu Mazen, è tornato in Palestina da vincitore e noi lasciamogli godere questo momento. Lo facciamo con spirito ottimista, anche se non sappiamo cosa potrebbe combinare Hamas nella Striscia di Gaza.

Lasciamo che respiri l’aria del Presidente, ma lui e noi sappiamo benissimo quello che sottende alla sua richiesta.
Già, perché non vi è stata la vittoria dei Palestinesi. A vincere veramente è stata la diplomazia italiana, europea e americana. Dietro il percorso di pace che Israele e Palestina stanno facendo, vi è un organismo internazionale, detto il Quartetto, composto da Stati Uniti, Unione Europea e Russia che ha il compito di tracciare la “road map”, la mappa del percorso, e quindi cercare soluzioni ed accordi diplomatici per la Pace.
Questo Quartetto, grazie alla riuscita univocità dell’Unione Europea e al frenetico impegno di tutti i rappresentanti presenti in questi giorni a New York, ha raggiunto un importantissimo obbiettivo. Abu Mazen ha potuto chiedere il riconoscimento dello Stato palestinese all’Assemblea Permanente, ben sapendo che questo avrebbe comportato solo il passaggio a Stato osservatore. Ma il Consiglio di Sicurezza, dove non ha la maggioranza, avrebbe approvato il passaggio a Stato-membro effettivo delle Nazioni Unite solo previo avvio di una serie di trattative che dovranno portare alla sottoscrizione di un accordo di pace definitivo e riconosciuto da ambedue le parti entro il 2012.
Possiamo quindi dire che è stata soprattutto una vittoria della diplomazia.

Le paure che avevamo da quando vi era stato l’annuncio alcuni mesi fa, sono quasi sparite. Abu Mazen è potuto tornare a testa alta in Palestina, e noi siamo contenti che finalmente la Risoluzione 181 del 1947 stia trovando adempimento e non per un’azione unilaterale.
Ora le diplomazie italiana, europea e statunitense, dovranno blindare questo percorso di pace definendo i punti cardine di una Pace attesa da 65 anni, partendo dai confini e dal futuro delle colonie ebraiche, dal problema dei profughi palestinesi e dalla gravosa questione dello status di Yerushalaym o al-Quds, senza precondizioni, senza pregiudizi se non quello del reciproco riconoscimento, conditio sine qua non per un dialogo alla pari.I
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