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giovedì 29 settembre 2011

Shana Tova...

Shana Tova,
Hag Sameach,
auguri al popolo ebraico,
è Rosh Hashanah
è iniziato il 5772
anno lunare perché
gli ebrei hanno i mesi lunghi 28 giorni...
come il ciclo lunare...
Suonate lo Shofar
e celebrate la festa...
presto spero
di condividerla...
mangerò karà
rovià, karaté, silkà e tamre,
mangerò miele, fichi e melograno
e testa d'agnello.
Faremo kiddush
e berremo il vino,
faremo la netilàth yadàim e diremo
l’hamotzì sul pane.
Festeggerò con voi
tanti Capodanni,
tante Rosh Hashanah
perché io voglio essere
uno di voi,
non solo amico del popolo eletto
voglio farne parte...
ed ecco perché oggi
dico a tutto il mondo
Shana Tovà...
Buon Anno
Fratelli in Abramo
in Mosé e in Isacco...
Shanà Tovà

Ettore LOmaglio Silvestri
1 Tishri 5772

martedì 27 settembre 2011

Israele-Palestina la svolta dell'ONU

http://www.go-bari.it/notizie/dal-mondo/4188-israele-palestina-la-svolta-dellonu.html

Israele - Palestina: la svolta dell'ONU


Per ora nell'eterna contesa vince la diplomazia

Gerusalemme
Gerusalemme
di Ettore Lomaglio Silvestri



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Venerdì scorso, 23 settembre 2011, è una di quelle date che passerà alla storia come uno dei punti di svolta nell’eterna lotta fra Israele e Palestina. Infatti, davanti ai rappresentanti degli Stati facenti parte delle Nazioni Unite riuniti per la Sessione Plenaria dell’Assemblea Permanente, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha chiesto il riconoscimento dello Stato della Palestina.

Nel corso degli ultimi mesi abbiamo temuto fortemente che giungesse questo momento, convinti che fosse necessario un accordo con Israele prima di fare questa richiesta. Abbiamo esposto le ragioni e non abbiamo mai negato il diritto al riconoscimento dello Stato palestinese, ma abbiamo cercato di dimostrare che un “colpo di mano” simile avrebbe creato una situazione di enorme imbarazzo sia per il fragile equilibrio ai confini fra Israele e Palestina, sia per l’isolamento dell’unico Stato democratico, circondato da Paesi di religione musulmana e con regimi direi (nonostante la primavera araba) veramente poco democratici, successivo alla perdita dell’alleato storico (l’Egitto di Hosni Mubarak) e della Giordania come moderatori e pacificatori.
Mahmoud Abbas, meglio noto come Abu Mazen, è tornato in Palestina da vincitore e noi lasciamogli godere questo momento. Lo facciamo con spirito ottimista, anche se non sappiamo cosa potrebbe combinare Hamas nella Striscia di Gaza.

Lasciamo che respiri l’aria del Presidente, ma lui e noi sappiamo benissimo quello che sottende alla sua richiesta.
Già, perché non vi è stata la vittoria dei Palestinesi. A vincere veramente è stata la diplomazia italiana, europea e americana. Dietro il percorso di pace che Israele e Palestina stanno facendo, vi è un organismo internazionale, detto il Quartetto, composto da Stati Uniti, Unione Europea e Russia che ha il compito di tracciare la “road map”, la mappa del percorso, e quindi cercare soluzioni ed accordi diplomatici per la Pace.
Questo Quartetto, grazie alla riuscita univocità dell’Unione Europea e al frenetico impegno di tutti i rappresentanti presenti in questi giorni a New York, ha raggiunto un importantissimo obbiettivo. Abu Mazen ha potuto chiedere il riconoscimento dello Stato palestinese all’Assemblea Permanente, ben sapendo che questo avrebbe comportato solo il passaggio a Stato osservatore. Ma il Consiglio di Sicurezza, dove non ha la maggioranza, avrebbe approvato il passaggio a Stato-membro effettivo delle Nazioni Unite solo previo avvio di una serie di trattative che dovranno portare alla sottoscrizione di un accordo di pace definitivo e riconosciuto da ambedue le parti entro il 2012.
Possiamo quindi dire che è stata soprattutto una vittoria della diplomazia.

Le paure che avevamo da quando vi era stato l’annuncio alcuni mesi fa, sono quasi sparite. Abu Mazen è potuto tornare a testa alta in Palestina, e noi siamo contenti che finalmente la Risoluzione 181 del 1947 stia trovando adempimento e non per un’azione unilaterale.
Ora le diplomazie italiana, europea e statunitense, dovranno blindare questo percorso di pace definendo i punti cardine di una Pace attesa da 65 anni, partendo dai confini e dal futuro delle colonie ebraiche, dal problema dei profughi palestinesi e dalla gravosa questione dello status di Yerushalaym o al-Quds, senza precondizioni, senza pregiudizi se non quello del reciproco riconoscimento, conditio sine qua non per un dialogo alla pari.I
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mercoledì 21 settembre 2011

Sogno di Pace

Allah Akhbar
cantate muellah
cantate anche voi
rabbini
che JHWH
è grande
gioiremo tutti
noi che sappiamo
quanto Allah e JHWH
siano ugualmente grandi
e preghiamo ambedue
dal mezzo
dei vostri muri
eretti a significare
frontiere inutili
su spazi indivisi
dove esseri umani
mortali insieme
figli della stessa terra
si guardano in cagnesco
uno contro l'altro
armati
solo perché di religioni diverse.
Lo sappiamo,
e preghiamo
noi
che non conosciamo
i legami delle cose
i re ligos
ossia le religioni
che il nostro Ermete
ricordi quanto siamo uguali.
Ricordate Ebrei,
se sarete fedeli al vostro D-o
non avrete di che temere
Allah vi accompagnerà.
Questo dice il Corano.
Figli di Maometto,
Figli di Mosé,
ovunque unici,
insieme ai Figli di Gesù,
ricordate
avete un solo padre
Abraham
Figlio dell'Uomo
Padre delle genti
eppure vi scontrate...
Qual uomo che
minacciato insorse
da armi non umane
risollevando speme
dinanzi a un D-o
estraneo,
così l'uomo che oggi sta
dinanzi al fato
incorreggibile scientifico
del D-o preciso
come regola estranea,
eccoci noi laici
a guardare freddi
il dubbio dell'uomo
dinanzi al fato angusto,
e a sperare presto
che il sogno si desti
e venga raggiunto.
Ebrei giungero a terra
chiamata Israele,
Arabi anelarono a terra
detta Palestina,
e da oltre sessant'anni
l'ingiustizia ed il sangue scorre
dinanzi allo sguardo fesso
di Europa impotente.
Gridiamo noi,
popolo di terra rivolta,
affinché Pace
si raggiunga fra le terre
bellicose.
Israele dai forza ai tuoi auspici
e riconosci Palestina,
dalle terre, libertà e pace
e vedrai che null'altro giungeà ad offenderti.
Palestina, accetta l'augurio
non decimare iil vantaggio
con assurde pretese.
Pensa all'uomo che ognor
combatte contro la fame...
pensa a chi non pensa a te come ad un pericolo
ma pensa solo a sopravvivere
per non morir distrutto.
Io poi raggiungerò l'idea
di far partito con me stesso,
visitando dentro di me
il peccato, cercando di redimerlo
mentre scopro la "pietra occulta".
Pace desidero,
in nome di Allah
in nome di JHWH,
affinché non vi siano più profughi,
affinché non vi siano più bombe suicide,
affinché non vi sia più violenza
fra i popoli fratelli.
non vi sia più paura
nell'incontro quotidiano.
Concordia e pace,
Allah e JHWH,
Luce ed Ombra....
nel nostro pieno affermo
sempre ed ancora una volta,
gli ideali di solidarietà.
Pace fra Israele e Palestina,
chiave di volta
della nostra realizzazione.
Diamoci da fare....!!!!
Ettore Lomaglio Silvestri
Comitato Rabin-Arafat per la Pace

martedì 20 settembre 2011

Al Ministro degli Esteri italiano


Carissimo signor Ministro,
ho appena letto il comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministero, e sono veramente contento di ritrovare nelle sue parole, le mie. Sono infatti perfettamente d'accordo sulla necessità che l'Unione Europea, parlando con una sola Voce, sia d'accordo con gli Stati Uniti nell'opporsi al riconoscimento unilaterale della Palestina. Le motivazioni sono state da Lei sintetizzate in pochi e precisi concetti, ossia "Cosa succederà dopo?" Di certo si fermerà il processo di pace e comincerà una situazione di forte tensione. Di certo Israele perderà quel prestigio e quel potere che le è rimasto, nonostante la perdita dei suoi migliori alleati (Egitto, Siria, Turchia, Giordania) a causa della primavera araba.
Per evitare questo dobbiamo seguire un'azione su due fronti. Su quello palestinese per cercare di scongiurare questo colpo teatrale che potrebbe sconquassare gli equilibri a partire da sabato prossimo. Su quello israeliano per spronare il governo in carica a riprendere il dialogo con l'ANP, senza dire no "a priori" o minacciare ritorsioni o quant'altro.
Il popolo palestinese ha il pieno diritto di avere uno Stato, ma nella certezza di poter dopo vivere tranquillo e, quindi, dopo un accordo serio e condiviso sui confini, sui profughi e sullo status di Gerusalemme.
Il popolo israeliano ha il diritto di vivere pacificamente sul proprio Stato, senza paura di attacchi terroristici o quant'altro.
Non si può vivere in uno stato di guerra permanente...
Quindi, come promotore del Comitato Rabin-Arafat per la Pace, Le chiedo di proseguire su questa strada diplomatica,
Le invio in allegato Le mie due ultime lettere al governo palestinese e a quello israeliano,
La saluto cordialmente,
Ettore Lomaglio Silvestri
Comitato per la Pace Rabin-Arafat

lunedì 19 settembre 2011

Ad Israele: ricominciamo a parlare di Pace

The Chairman of the State of Israel,The Israeli Prime Minister,members of the Israeli governmentMembers of the Knesset,As many of you know, this writer is a friend of Israel for many years. This writer has created over the years, several groups support the people of Israel, though not blindly.Today, this writer is deeply upset that this week will decide the fates, probably, Israel and Palestine. In fact, next Friday the Palestinian National Authority President, Mahmoud Abbas, will present to the General Assembly of the United Nations demand for unilateral recognition of the State of Palestine.The problem is that, most likely, this application is approved.The problem is that it will be supported by more than two thirds of Member States.The problem is that although we agree with an independent Palestinian state, this can not possibly be born without the definition of absolutely crucial points of relations with Israel.Yet, our friendship with Israel, makes us think that the current government is doing little to advance this dialogue.We named Ytzkah Rabin, a man who gave his life for his project of peace, enshrined in the Camp David Accords, almost forty years ago.We strongly believe in the force and charisma of Ariel Sharon, and believe even more in your President Shimon Peres. They have written great pages in the path of peace, as the Oslo accords.But Netanyahu's government is silent, silent inexorably, or threat. He can not say, "Come, sit down and talk."That's why we, simple Italian and European citizens, we ask and pray that Israel will resume the dialogue with Mahmoud Abbas, Fatah, and also with Hamas.We must be pragmatic if we are to resolve the stalemate. We talk with stakeholders is not available and find the one that make us comfortable.Let us labor, President Peres, Netanyahu President, you risk becoming a state surrounded, no need to defend themselves with weapons, we must prevent the hope and desire for peace.To this I invite you ...Abbot walls, reopen the dialogue and peace ... will be made.Thanks,Shalom,Ettore Silvestri LomaglioCommittee for Peace Rabin-Arafat
Al Presidente dello Stato di Israele,
Al Primo Ministro israeliano,
ai membri del Governo israeliano
ai membri della Knesset,
come molti di voi sapranno, chi vi scrive è un amico di Israele da parecchi anni. Chi vi scrive ha creato nel corso degli anni diversi gruppi di sostegno al popolo di Israele, anche se non in maniera cieca.
Oggi chi vi scrive è profondamente turbato perché in questa settimana si decideranno i destini, probabilmente, di Israele e Palestina. Infatti venerdì prossimo il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, presenterà all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la richiesta di riconoscimento unilaterale dello Stato della Palestina.
Il problema è che, molto probabilmente, tale richiesta verrà approvata.
Il problema è che sarà appoggiata da oltre due terzi degli Stati membri.
Il problema è che, nonostante siamo d'accordo con uno Stato autonomo palestinese, questo non può assolutamente nascere senza la definizione di punti assolutamente cruciali dei rapporti con Israele.
Eppure, la nostra amicizia con Israele, ci fa pensare che il governo attuale stia facendo molto poco per portare avanti questo dialogo.
Noi ci intitoliamo a Ytzkah Rabin, un uomo che ha dato la vita per il suo progetto di Pace, sancito dagli accordi di Camp David, quasi quarant'anni fa.
Credevamo fortemente nella forza e nel carisma di Ariel Sharon, e crediamo ancor di più nel vostro Presidente Shimon Peres. Loro hanno scritto grandi pagine nel percorso di pace, come gli accordi di Oslo.
Ma il governo di Nethanyahu tace, tace inesorabilmente, o minaccia. Non è capace di dire: "Venite, sediamoci e parliamone".
Ecco perché, noi, semplici cittadini italiani ed europei, chiediamo e preghiamo che Israele riprenda il dialogo con Mahmoud Abbas, con al-Fatah, e anche con Hamas.
Dobbiamo essere pragmatici, se vogliamo risolvere lo stallo. Parliamo con gli interlocutori disponibili e non cerchiamo quelli che più ci fanno comodo.
Diamoci da fare, presidente Peres, presidente Nethanyahu, rischiate di diventare uno Stato circondato, non serve difendersi con le armi, bisogna prevenire con la speranza e la voglia di pace.
A questo vi invito...
abbatete i muri, riaprite il dialogo...e la Pace sarà fatta.
Grazie,
Shalom,
Ettore Lomaglio Silvestri
Comitato per la Pace Rabin-Arafat

sabato 17 settembre 2011

Pubblicata sul Secolo d'Italia di oggi 17 settembre la mia lettera

L’Italia si impegni

per il negoziato

Ho letto con attenzione l’intervista

di Alfredo Mantica al
Secolo

d’Italia
. Nel corso degli ultimi mesi

ho impegnato la mia attività

pubblicistica nel sostenere la necessità

che non vi siano decisioni

unilaterali da parte dell’Anp riguardo

il riconoscimento di uno

Stato indipendente. Non sono mai

stato contrario a uno Stato palestinese,

anzi, ho portato sempre

avanti il progetto “Due Popoli, due

Stati”. Ma sono assolutamente

contrario alla decisione che ha

preso Mahmoud Abbas di chiedere

il riconoscimento unilaterale alle

Nazioni Unite, decisione che potrebbe

diventare irrevocabile durante

questi prossimi giorni. Scrivo

affinché il sottosegretario Mantica

insieme al ministro Frattini,

facciano tutto il possibile per convincere

Israele a far ripartire i negoziati,

impedendo che l’Anp commetta

questo grande sbaglio. Le

condizioni fondamentali ovviamente,

per la realizzazione dei due

Stati, sono il reciproco riconoscimento

del diritto a esistere (e sappiamo

quanto questo sia difficile

per Hamas) e il fatto che i Paesi

islamici che la garantiscano nella

maniera più assoluta che non cercheranno

di eliminare Israele.

Spero che questa mia richiesta

venga accolta e messa in pratica.

Ne va della salvezza di Israele, ma

anche del prestigio dello Stato palestinese,

che ha assolutamente

meritato l’elevazione al rango di

Ambasciata della sua delegazione

a Roma.

Ettore Lomaglio Silvestri - Comitato

per la Pace Rabin-Arafat

venerdì 16 settembre 2011

Lettera al governo palestinese

Al Governo palestinese,
il percorso di Pace fra voi e lo Stato di Israele è, probabilmente, il
più lungo e difficoltoso della storia. Divisi da ragioni religiose,
avete profonde motivazioni di rivendicare territori che è quasi
impossibile stabilire di chi sono. Lo Stato israeliano è giovane,
nasce dal sogno di Herzl, il sogno sionista, termine troppo spesso
confuso con semita. Nasce dal desiderio della aliyah ossia di tornare
alla propria terra, promessa agli ebrei da un Signore che ha parlato
ad un profeta che è l'origine delle tre grandi religioni
monoteistiche, ossia Ebraismo, Cristianesimo ed Islamismo. Eppure la
storia dell'Umanità, specie di questa parte, quella eurasiatica, ha un
grande denominatore comune da duemila anni a questa parte. Ossia la
reciproca volontà di eliminazione dell'altra religione. Volontà che ha
portato i cristiani a perseguitare gli ebrei, i musulmani a
perseguitare ebrei e cristiani ecc.ecc. Una piccola nota a favore
degli ebrei è che loro non hanno mai teorizzato lo sterminio di altre
religioni.
Pur essendo l'unico Stato ad avere un'origine religiosa, è,
probabilmente, lo Stato più laico, in quanto non ha mai dichiarato
guerra, o combattuto contro i suoi vicini perché islamici.
La storia degli ultimi sessant'anni, su cui è forte l'impronta
lasciata dalla Shoah, è stata caratterizzata dal conflitto permanente
fra il popolo palestinese e quello israeliano. Forze riconosciute come
terroriste hanno minato la reciproca sicurezza. Israele è uno Stato
forte, sostenuto dagli Stati Uniti, che potrebbe essere considerato
una grave minaccia. Il popolo palestinese è ancora oggi, nonostante la
risoluzione delle Nazioni Unite del 1948, solo un popolo insediato su
due territori separati, senza un esercito regolare, senza possibilità
di difesa autonoma, che non sia tacciabile come terrorismo!
Ecco perché il sottoscritto, e non solo, pur essendo profondamente
amico di Israele e difensore della causa sionista, ha sempre
perseguito lo scopo di Due popoli, due Stati. Ossia la necessità che
si realizzi compiutamente quanto dettato da quella Risoluzione.
Non ritiene che la mossa giusta però sia la richiesta di un
riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese. Tale
riconoscimento, che bisogna riconoscere è facilmente ottenibile,
provocherebbe un grave squilibrio in una situazione dove non vi è
definizione dei confini o accordo sul rientro dei rifugiati.
Chiede pertanto il sottoscritto ed il comitato, non per niente
intitolato a Ytzkah Rabin e Yasser Arafat Premi Nobel per la Pace, che
il vostro Governo desista da questa azione e vi prega di ricominciare
immediatamente il dialogo sulle basi fondamentali per una Pace
duratura. Propone inoltre che lo Status di Gerusalemme o al-Quds, sia
quello di Città Aperta, sia nella zona Ovest che in quella Est.
Come simbolo di una Pace fra i vostri due popoli, il sottoscritto, in
nome del Comitato, ha adottato una bambina palestinese Jouliana
Al-Majrouh, ed un bambino israeliano Ron Pashayev.
Shalom aleichem
Salaam aleikhum
Ettore Lomaglio Silvestri
Comitato per la Pace Ytzkah Rabin-Yasser Arafat

mercoledì 14 settembre 2011

Unisciti al Gruppo di Azione Sionista

Amiche ed amici, pace a tutti voi, nel nome dell'unico Signore, sia benedetto.
Lo Stato di Israele, pur essendo nato per dare un territorio al popolo più antico della storia, che fra pochi giorni celebra il suo anno numero 5772, è anche il più fragile attualmente. Difensore di tutti coloro che professano la religione ebraica, è diventato, negli ultimi 65 anni, l'unico stato democratico nel Medio Oriente. Circondato di stati arabi ha sempre saputo difendere la sua esistenza con confini incerti. Abbiamo cercato in tutti i modi di difendere la sua autonomia in una situazione dove il mondo musulmano dava una certa sicurezza e stabilità. Ma oggi lo stesso mondo arabo non ha più referenti, per cui non vi è più certezza nell'interlocutore. Avevamo un accordo storico con l'Egitto , ma sta crollando. Avevamo amicizia con la Turchia, ma questa non c'è più. Sapevamo di poter contare su un'unica voce nei rapporti col popolo palestinese, ma Hamas ha distrutto questa convinzione. Lo stesso per la Siria e la Giordania.  Oggi Israele è circondato di nemici, incapaci di rappresentare certezza. Gli ambasciatori stanno rientrando alle loro sedi e nessuno li difende.
A chi Israele potrà rivolgersi? A noi suoi ferventi amici sionisti presenti in Europa ed America. Simpatizzanti degli ebrei nel mondo, non cerchiamo la distruzione del mondo arabo. Abbiamo imparato abbastanza dalla Shoah, non vogliamo che si ripeta nemmeno a ruoli invertiti (anche se cercano di farcelo credere i musulmani ignoranti).
Riuniamoci e sosteniamo Israele, verso il governo europeo e quello americano. Noi crediamo in Israele, sognamo una Grande Israele, ma il nostro realismo ci fa pensare necessario sostenere Israele come è oggi vicino ad uno stato Palestinese...
Chiediamo aiuto, chiediamo l'ingresso di Israele nella NATO.
Dopo l'11 settembre 2011 (che non è stato un complotto ebraico!!!) è necessario difendere i baluardi della democrazia occidentale anche in Medio Oriente.
Noi siamo qui per farlo. Unitevi, fratelli e sorelle.
Unitevi al mio Gruppo d'Azione sionista.
Shalom,
Ettore Lomaglio Silvestri

venerdì 9 settembre 2011

Israele nel calderone mediorientale


Israele nel calderone mediorientale di Ettore Lomaglio Silvestri
da www.go-bari.it


Gerusalemme - Agosto, come tutti sanno, è il mese più caldo dell’anno per chi vive nell’emisfero boreale. Chi segue le vicende mediorientali sa anche che agosto non solo è caldo meteorologicamente ma anche politicamente. Infatti molte delle battaglie che da diplomatiche sono sfociate in armate, sono cominciate proprio ad agosto. Senza differenziazioni. 
Quest’anno la consuetudine non ha trovato eccezione. Oltre alla guerra in Libia e alla situazione in Siria, incastonati nella cosiddetta “primavera araba”, anche nello scenario che più ci interessa sta succedendo qualcosa di grave. Infatti Hamas, considerata organizzazione terroristica ma anche forza politica di maggioranza nella Striscia di Gaza, dopo aver sottoscritto un accordo con Fatah, l’altro importante partito palestinese che è sovrano in Cisgiordania (Territori Occupati Palestinesi), ha deciso di sospendere la tregua con Israele e ricominciare i suoi attacchi. 
Sono quindi ricominciati i lanci di razzi, gli attacchi suicidi e non solo, che hanno provocato diversi morti tra gli israeliani. Questi hanno risposto, commettendo purtroppo l’errore di uccidere un egiziano e quindi giocandosi l’importante alleanza che era forte con il presidente Hosni Mubarak ma che ora vacilla. 
Insomma lo scenario a Gaza è ritornato incandescente, proprio in questo momento cruciale. Si avvicina infatti la riapertura della sessione plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quella in cui verrà presentata la richiesta unilaterale dell’Autorità Nazionale Palestinese di essere riconosciuti come Membro Permanente della stessa Assemblea e quindi come Stato indipendente. 
Nel corso degli ultimi mesi abbiamo auspicato che questa richiesta non venisse presentata, in quanto creerebbe una pericolosa crisi diplomatica. Abbiamo auspicato la riapertura del dialogo fra Israele e ANP, in modo da definire di comune accordo i punti cruciali in discussione (come i confini e il rientro dei profughi palestinesi). E’ stata questa anche l’iniziativa di 150 parlamentari italiani guidati dall’on. Fiamma Nirenstein, presidente dell’Assemblea dei Parlamentari Ebrei nel mondo e vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati. 
Ma, a quanto pare, a meno di un mese dall’apertura delle Sessione Plenaria, sono veramente pochi gli Stati contrari al riconoscimento unilaterale della Palestina. Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Palestinese, è fermamente deciso a presentare la richiesta, forte degli oltre 130 voti (ossia Stati) che la sosterranno, incurante del “NO” fermo degli Stati Uniti, dell’Italia e di qualche altro Stato.
Ricapitolando, vediamo una forte offensiva di Hamas, alla quale Israele ha risposto ma per cui sta rimanendo sempre più sola, circondata da Stati arabi in fermento e di cui non si sa se diventeranno più democratici o più fondamentalisti. Vediamo anche una Palestina che va dritta per la sua strada, sicura dell’appoggio della maggioranza dei governi che non vedono di buon occhio la supremazia statunitense o l’orgoglio israeliano. 
Da tutto questo si estrapola anche che il governo di Benjamin Nethanyahu potrebbe essere ormai agli sgoccioli, incapace di sostenere il dissenso interno e anche quello internazionale. Ecco perché qualcuno ritiene che, all’Assemblea Permanente delle Nazioni Unite che si terrà il 20 settembre prossimo, sia meglio mandare non il Primo Ministro, ormai poco credibile, bensì il ben più autorevole Presidente Shimon Peres.
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