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lunedì 27 giugno 2011

Freedom for Gilad Shalit


Signori che avete rapito Gilad Shalit,
uomini che vanno contro persino i fondamenti della religione che dicono di professare,
avete nelle vostre mani questo ragazzo da cinque anni, perché non lo liberate?
Perché non guardate nei vostri cuori dimenticando il fanatismo, il fondamentalismo e tutto ciò che nessun Dio vi chiederà mai?
Quel giovane, Gilad, forse non ha mai pensato alla vostra cattiveria, come me, giovane poeta quarantenne, avrà detto che, in fondo, gli uomini sono buoni, perché dentro di loro vi è il respiro divino, quello che ti lega direttamente al paradiso...
Signori,
liberate Gilad Shalit, è il mondo che crede a chiedervelo...
fatelo, in nome di Allah, e la Pace potrà ricominciare a scorrere...
Fatelo!!!
Liberate Gilad Shalit!!!
Allah ve ne renderà merito!!!
Ettore Lomaglio Silvestri
Comitato per la Pace Rabin-Arafat




السادة الذين خطفوا جلعاد شاليت ،
حتى الناس الذين يذهبون ضد ثوابت الدين الذين يدعون إلى المجاهرة،
لديك في يديك هذا الرجل لمدة خمس سنوات، لماذا لا الإفراج عنها؟
لماذا لا ننظر الى قلوبكم نسيان التعصب والأصولية والله ان جميع لن يطلب من أي؟
لا يجوز أبدا أن الشاب ، جلعاد، قد فكرت بك من الشر، من أمثالي، وأربعون الشاعر الشاب، وقال إن الأساس، والناس جيدا، لأنه في وجود لهم النفس الإلهية، واحد يربط لك مباشرة السماء ...
أيها السادة،
جلعاد شاليت المفرج عنهم ، هو العالم فإننا نطلب منكم أن نصدق...
القيام به في سبيل الله ، والسلام ستبدأ في التدفق...
نفعل ذلك!
جلعاد شليط الافراج!
وسوف الله خيرا هناك!
إتوري سيلفستري Lomaglio
لجنة للسلام رابين وعرفات


Messieurs qui ont kidnappé Gilad Shalit,
même les gens qui vont à l'encontre des fondamentaux de la religion qui prétendent professer,
vous avez dans vos mains ce gars pendant cinq ans, pourquoi ne pas le libérer?
Pourquoi ne pas regarder dans vos cœurs oublier le fanatisme, le fondamentalisme et tout ce que Dieu ne vous demandera jamais aucun?
Ce jeune homme, Gilad, pourrait ne jamais avoir pensé de votre mal, comme moi, quarante jeune poète, a déclaré que, fondamentalement, les gens sont bons, parce qu'en eux il ya le souffle divin, celui qui vous relie directement au ciel ...
Messieurs,
Gilad Shalit libéré, est le monde, nous vous demandons de croire ...
faire au nom d'Allah, et la paix commencera à couler ...
Faites-le!
Gilad Shalit libéré!
Allah récompensera là!
Ettore Silvestri Lomaglio
Comité pour la paix Rabin-Arafat


Gentlemen who have kidnapped Gilad Shalit,
even people who go against the fundamentals of religion who claim to profess,
you have in your hands this guy for five years, why not release it?
Why not look into your hearts forgetting fanaticism, fundamentalism and all that God will never ask any?
That young man, Gilad, may never have thought of your evil, like me, forty young poet, has said that basically, people are good, because in them there is the divine breath, the one that links you directly to heaven ...
gentlemen,
Gilad Shalit released, is the world we ask you to believe ...
do in the name of Allah, and peace will begin to flow ...
Do it!
Gilad Shalit released!
Allah will reward there!
Ettore Silvestri Lomaglio
Committee for Peace Rabin-Arafat


רבותי, אשר נחטף גלעד שליט,
אפילו אנשים שיוצאים נגד יסודות דת הטוענים מצהירים,
יש לך בידיים את הבחור הזה במשך חמש שנים, מדוע לא לשחרר אותו?
למה לא להסתכל לתוך הלב שלך שכחה, קנאות ופונדמנטליזם וכל שאלוהים לא ישאל כל?
האיש הצעיר, גלעד, לא יכול לחשוב על הרע שלך, כמוני, ארבעים משורר צעיר, אמר כי ביסודו של דבר, אנשים טובים, כי להם יש את הנשימה האלוהית, זו קישורים אותך ישירות לגן עדן ...
רבותי,
גלעד שליט ישוחרר, הוא העולם אנו מבקשים מכם להאמין ...
לעשות בשמו של אללה, שלום יתחיל לזרום ...
תעשה את זה!
גלעד שליט שוחרר!
אללה יגמול שם!
אטורה סילבסטרי Lomaglio
הוועדה לשלום רבין לערפאת


mercoledì 22 giugno 2011

Al Segretario Generale delle Nazioni Unite

Signor Segretario Generale,
innanzitutto desidero farle i miei sinceri auguri per la rielezione al massimo incarico dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Vorrei presentarle l'attività del Comitato per la Pace fra Israele e Palestina che ho voluto intitolare ai Premi Nobel per la Pace Ytzkah Rabin e Yasser Arafat.
Tale Comitato, non ancora formalmente costituito, si assume l'impegno di portare avanti le ragioni di un percorso di Pace che preveda il reciproco riconoscimento fra Israele e Palestina, a cui farà seguito la creazione di uno stato palestinese indipendente, come già stabilito dalla Risoluzione 181 del 1947.
Tale impegno, ovviamente, sarà perseguito nelle forme consentite a chi, come me, non ha grandi possibilità di incidere sulle decisioni diplomatiche, ma, quantomeno, ha la possibilità di far conoscere all'opinione pubblica fatti, opinioni e quant'altro, attraverso l'attività giornalistica e la promozione di appelli e petizioni creati per raggiungere, a passi adeguati, l'obbiettivo prestabilito.
Negli anni precedenti ho già avuto modo di darmi da fare per la Pace, specie nel Medio Oriente e questo mi ha dato diverse soddisfazioni. Sono stato il promotore e redattore dell'Appello Via dall'Afghanistan, che ha raggiunto 750 firme di cui alcune piuttosto pesanti come quella di Gino Strada, fondatore di Emergency, e di Vittorio Agnoletto e Giulietto Chiesa, parlamentari europei. Mi sono impegnato con un appello dedicato a Malalaj Joya, contro la discriminazione delle donne in Afghanistan, ho scritto diverse poesie per la Pace, di cui alcune sono state tradotte in arabo e francese e distribuite per le strade di alcune città libanesi. Ho fatto parte del Comitato organizzatore (Tavola per la Pace) della Marcia Straordinaria della Pace di Assisi. Ho ricevuto un biglietto di ringraziamento con la foto autografata da parte dell'allora Primo Ministro israeliano Ariel Sharon.
Insomma, ho cercato, con le mie modeste forze, di scuotere l'opinione pubblica là dove la Pace era in pericolo.
Recentemente ho voluto riprendere, grazie anche alla possibilità che mi vien data da un'amica che direttrice di un periodico web, a scrivere editoriali focalizzandomi esclusivamente sul rapporto fra Israele e Palestina.
Ricreando l'allora Comitato per la Pace "Abbas al-Shalhoub" e cambiandone il nome, ho lanciato alcuni appelli, come quello per far dichiarare Gerusalemme come Città Aperta, oppure quello per l'ingresso di Israele nell'Unione Europea (appello che ha già un centinaio di firme).
Spero sinceramente che la sessione che si aprirà a settembre dell'Assemblea Permanente delle Nazioni Unite, non approvi la richiesta da parte della Palestina di un riconoscimento unilaterale del suo Stato. Spero che vi sarà la necessaria accortezza diplomatica di chiedere prima un accordo reciproco fra le parti in causa.
Spero anche, come già scrittomi dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che sia suo obbiettivo la creazione di due Stati che conviveranno in Pace.
Detto questo, mi auguro di ricevere una Sua risposta, mi scuso per aver scritto nella lingua italiana, e spero che il mio Comitato riceva il suo apprezzamento.
Intanto La saluto cordialmente e Le auguro buon lavoro,
Ettore Lomaglio Silvestri
Comitato Rabin-Arafat per la Pace
 

martedì 21 giugno 2011

All'Ambasciatore italiano negli Stati Uniti

Eccellentissimo Ambasciatore,
nel corso della Sua carriera ha avuto modo di essere ambasciatore in Israele per l'Italia. Fu proprio in quell'occasione che cominciammo a conoscerci. Poi ci incontrammo quando Lei era Vicesegretario generale del Ministero degli Esteri.
Lei ha dovuto gestire una fase delicata della diplomazia italo-israeliana. In quel periodo vi fu la seconda intifada, le Brigate Al-Aqsa, il Libano e la strage di Qana ecc.ecc.
Eppure l'Italia ha acquistato parecchi meriti nei rapporti con Israele.
Questo anche grazie a Lei.
Oggi, dopo un importantissimo incarico come capo della Rappresentanza Permanente dell'Italia alle Nazioni Unite, ricopre l'ancor più importante incarico di Ambasciatore negli Stati Uniti.
Come ben sa, il presidente Obama ha espresso, rispondendo ad una nostra lettera, la posizione statunitense nel "conflitto"israelo-palestinese. Essa combacia perfettamente con la nostra, tranne che nel metodo.
La Pace non si può imporre, la Pace si fa in due.
Per tale motivo Le chiedo, insieme a coloro che vorranno sostenere questa mia richiesta, di intervenire diplomaticamente affinché non sia mai compiuto l'errore di un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, nella sessione autunnale dell'Assemblea delle Nazioni Unite.
Noi dobbiamo insistere affinché le parti in causa, Israele e Palestina, raggiungano un accordo con il reciproco riconoscimento della propria specifica natura.
Successivamente scaturirà naturalmente il riconoscimento a livello mondiale della Palestina.
E La preghiamo di non porre come base i confini del 1967, perché non vi sono confini specificati in quell'anno.
Ipoteticamente si potrebbe pensare che si accettano i confini che Israele raggiunse conquistando il Sinai e le Alture del Golan...per cui noi chiediamo Cisgiordania e Striscia di Gaza come territorio palestinese.
Chiediamo anche lo status di Città Aperta per Gerusalemme, in maniera da evitare dispute fra le tre grandi religioni monoteiste che nella Città Santa hanno i loro massimi simboli.
Il sottoscritto, insieme a chi vorrà sostenerlo, Le chiedono di agire in tal senso, diplomaticamente.
Si vis Pacem para Pacem.
La Pace si fa in due.
Grazie,
Ettore Lomaglio Silvestri
Comitato Rabin-Arafat per la Pace

domenica 19 giugno 2011

Ultime dal Medioriente

Uno scacchiere in fermento e la Pace è sempre il sogno da perseguire

di Ettore Lomaglio Silvestri


Nel corso degli ultimi giorni vi sono stati alcuni eventi importanti nello scenario mediorientale. Del resto è facile osservare i diversi fattori che complicano il rapporto fra Israele e Palestina, in seguito alla primavera araba. Siria, Libano e Giordania, nonché ovviamente l’Egitto, sono i Paesi confinanti e che più hanno influito con le loro politiche. La debolezza libanese, dove Hezbollah, il partito di D-o, si è reso conto di non poter affrontare alcun impegno militare su vasta scala, forse nemmeno per recuperare le alture del Golan.

La profonda crisi della Siria, il cui governo è ormai inviso alle altre nazioni, per il modo in cui sta reprimendo le manifestazioni di protesta. La Giordania, dove si sente molto la mancanza dello scomparso re Hussein, dalle profonde capacità diplomatiche. Ed infine, l’Egitto, dopo la caduta di Hosni Mubarak, ha perso la sua autorevolezza di mediatore. Dietro tutto questo compare una potenza che, però, gioca tutto sul terrore, per nascondere le sue profonde fratture interne. Una potenza che sta ricreando nelle altre nazioni, secondo Edward Luttwak, la sindrome di Mussolini. Ossia l’Iran, un grande pallone gonfiato che nasconde dietro la minaccia nucleare la sua incapacità di mettere in campo una forza offensiva valida. Vi è anche da dire che persino la capacità di manovrare le forze terroristiche talebane, non è come si pensa. Ma l’Iran potrebbe fomentare l’odio contro Israele. I ripetuti proclami dell’ebreo “converso” Mahmoud Ahmadinejad alla distruzione di Israele, sembrano tanto i richiami del nostrano Bossi alla secessione. Slogan per tenere unito un popolo che invece non ha nulla a che vedere con lui.

Questo però, in uno scenario dove vengono a mancare i contrapposti di governi stabili nei Paesi succitati, non può far altro che costituire terreno fertile alla zizzania iraniana. Ed Israele ha fiutato il pericolo, come dimostra il fatto che il capo di stato maggiore del suo esercito ha rafforzato lo schieramento di truppe ai confini con Libano e Siria, nonostante Benjamin Netanyahu al Congresso americano avesse indicato come positiva per Israele la primavera araba.
Vi è stata poi l’apertura del valico di Rafah decisa dall’Egitto, il valico che unisce quest’ultimo alla Striscia di Gaza. Un’apertura che ha profondi significati. Di certo, come analizza Victor Kotsev dell’Asia Times, non può essere considerato come un gesto a favore di Hamas e, nemmeno, come uno schiaffo alla politica israeliana ed americana. E’ un gesto che è visto bene anche dagli analisti israeliani, presumibilmente perché apre un nuovo sbocco che potrebbe alleggerire i già sovraccarichi e molto tesi confini con Israele. Ricordiamo che nella Striscia di Gaza la maggioranza ha votato Hamas, quindi la popolazione ivi residente è molto contraria ad Israele, e quest’ultima non ha nulla in contrario a cedere questo territorio ritenuto poco strategico, a differenza della Cisgiordania.

Inoltre vi è stata la proposta della Francia, purtroppo non accettata, di organizzare una conferenza di Pace fra Israele e Palestina con i parametri stabiliti da Barack Obama, che vedono come punto di partenza i confini del 1967, confini che, in realtà, sono delle linee di arresto.
Purtroppo tale conferenza non ci sarà, e il rischio di un buio diplomatico dopo settembre aumenta.
Anche ieri il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, nell’incontro tenutosi con Silvio Berlusconi, ha ribadito (insieme al premier italiano) il no alla creazione unilaterale di uno Stato indipendente della Palestina, ma il sì ai dialoghi diplomatici tesi ad un duplice riconoscimento. Le soluzioni unilaterali bloccano la Pace. Sarà fondamentale che Hamas riconosca lo Stato di Israele, perché Israele non ha nessuno problema a riconoscere lo stato palestinese.


Vorrei ricordare un paio di cose. Qualche anno fa, dopo l’intifada di al-Aqsa, ci si rese conto che non era possibile considerare come soggetti univoci né Fatah né Hamas. All’interno di quest’ultimo vi sono tre fazioni. Quella moderata che sarebbe favorevole a sostenere Abu Mazen, e due fazioni fortemente estremiste, tra cui quella delle brigate Ezzedin al-Qassam, che potrebbero addirittura scindersi dalle altre due per portare avanti la loro intifada. E sono proprio queste ultime che potrebbero trarre vantaggio da un mancato accordo e, quindi, dalla debolezza di Abu Mazen, incassando il sostegno dell’Iran e destabilizzando perennemente la situazione, specialmente considerando che vi è la presenza di cellule di al-Qaeda non solo nella striscia di Gaza ma anche nella West Bank. Tutto questo, allora, era a sostegno della necessità che Fatah ed Hamas raggiungessero un accordo, visto che gli accordi (sostenuti dall’Arabia Saudita) che portarono al governo di unità nazionale nel 2007, fallirono subito perché non erano basati su un vero accordo.

Ci si chiede come mai, quindi, oggi questo accordo tra Fatah ed Hamas venga visto come pericoloso per Israele. Ribadisco che l’impegno è quello indurre alla democrazia Hamas, facendole fare lo stesso percorso che ha fatto Fatah in 19 anni. Non dimentichiamo che Fatah è partito dalle stesse posizioni di Hamas oggi, con la guida di Yasser Arafat. Si rafforzi quindi l’autorevolezza di Abu Mazen, consentendogli di avere l’appoggio anche di Hamas, e si chieda a lui, in nome di Fatah e Hamas, di riconoscere lo Stato di Israele come Stato degli Ebrei. Di certo Netanyahu riconoscerà la Palestina come lo stato dei Palestinesi.

domenica 12 giugno 2011

Il presidente Obama ci ha scritto

Amiche ed amici,

eccovi la traduzione in italiano (il testo originale è in calce) della

risposta che Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti, ha dato al

mio messaggio sulla Pace fra Israele e Palestina.

Sono veramente orgoglioso che il nostro messaggio sia arrivato, magari

non direttamente sulla sua scrivania, ma quantomeno all'attenzione

della Casa Bianca.

Questo ci fa sperare che il nostro richiamo di Pace non resterà inascoltato!!!

Grazie,

Ettore Lomaglio Silvestri

promotore Comitato Rabin Arafat per la Pace

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Caro Amico:



Grazie per avermi scritto. Ho sentito molti americani preoccupati per

il conflitto israelo-palestinese, e apprezzo il tuo punto di vista. Il

mio impegno è per uno sforzo diplomatico sostenuto per promuovere la

pace nella regione, perché il raggiungimento di una pace sicura e

duratura è importante non solo per israeliani e palestinesi, ma anche

per i loro vicini e gli Stati Uniti.



La soluzione del conflitto israelo-palestinese richiede la nostra

attenzione immediata e continua. Per generazioni, il conflitto ha

chiesto un terribile tributo umano, e la continua instabilità in Medio

Oriente, ci rende tutti meno sicuri. Dobbiamo aprire un capitolo più

promettente nella storia della Terra Santa.



Grazie agli sforzi completi e stabili, possiamo raggiungere

l'obiettivo di due stati: uno stato ebraico di Israele e uno Stato

palestinese vitale, che viva fianco a fianco in pace e sicurezza.

Questo approccio richiede di lavorare con israeliani, palestinesi, e

altre parti interessate a lungo termine, e la mia Amministrazione farà

proprio questo.





Ti incoraggio ad unirti a me on line e a leggere di più su il mio

approccio su questo tema complesso e di altre questioni di politica

estera a critiche: www.whitehouse.gov / agenda / foreign_policy.



Ancora una volta, grazie per aver condiviso i tuoi pensieri.



Cordiali saluti,

Barack Obama



---------- Forwarded message ----------

From: The White House - Presidential Correspondence



Date: Tue, 24 May 2011 17:20:08 -0400 (EDT)

Subject: Thank You for Your Message

To: comitatoperesarafat@gmail.com







May 24, 2011



Dear Friend:



Thank you for writing. I have heard from many Americans concerned

about the Israeli-Palestinian conflict, and I appreciate your

perspective. I remain committed to a sustained diplomatic effort to

promote peace in the region, because achieving a secure and lasting

peace is critical not only for Israelis and Palestinians, but also for

their neighbors and the United States.





Resolving the Israeli-Palestinian conflict demands our immediate and

continued attention. For generations, the conflict has taken a

terrible human toll, and continued instability in the Middle East

makes us all less safe. We must open a more hopeful chapter in the

story of the Holy Land.





Through comprehensive and sustained efforts, we can achieve the goal

of two states: a Jewish state of Israel and a viable Palestinian

state, living side by side in peace and security. This approach

requires working with Israelis, Palestinians, and other stakeholders

over the long term, and my Administration will do just that.





I encourage you to join me online and read more about my

Administration's approach to this complex issue and other critical

foreign policy matters at: www.whitehouse.gov/agenda/foreign_policy.





Again, thank you for sharing your thoughts.



Sincerely,



Barack Obama

venerdì 10 giugno 2011

Israele nell'Unione Europea

Sottoscrivi il mio appello per l'ingresso di Israele nell'Unione Europea.
Puoi farlo anche da questo link:

http://www.petitionbuzz.com/petitions/israelineu

sabato 4 giugno 2011

Vogliamo Israele nell'Unione Europea

Lo Stato di Israele è un'enclave democratico nel mondo musulmano.
Rappresenta un avamposto di occidente nell'oriente islamico.
Ma ha bisogno di un forte sostegno politico internazionale.
L'Unione Europea potrebbe commettere l'enorme errore di accettare la richiesta della Palestina di essere riconosciuta come STato membro delle Nazioni Unite in maniera unilaterale.
Questo comporterebbe la morte della diplomazia internazionale e, sopratutto, la perdita da parte dell'Unione Europea della dignità che ha acquistato in tutti questi anni e che la rende fededegna in ogni accordo sottoscritto.
A questo punto, pur rispettando la volontà della Palestina, noi chiediamo che l'Unione Europea accolga al suo interno lo Stato di Israele implementando lo status che già questo porta come osservatore in diversi organismi internazionali in seno all'Europa.
Lanciamo questo appello e chiediamo di sottoscriverlo a tutti.
Grazie,
Ettore Lomaglio Silvestri


Comitato Rabin ARafat per la Pace.

venerdì 3 giugno 2011

La Pace va guardata negli occhi

La pace va guardata negli occhi

Israele e Palestina verso il difficile nodo della coesistenza pacifica: un convegno sul tema mostra tutte le difficoltà



di Ettore Lomaglio Silvestri




L’accordo fra Hamas e Fatah, che ancora nessuno ha letto, ma su cui si parla in continuazione, sta provocando, come abbiamo già analizzato precedentemente, grosse tensioni fra Israele e Palestina. Tensioni che stanno portando a parlare del rischio di una terza intifada, ossia rivolta palestinese. Ricordate quando i bambini della Palestina lanciavano sassi contro i carri armati?
Per analizzare la situazione attuale e i rischi eventuali, l’associazione SUMMIT, presieduta dall’on. Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera ma anche notissima giornalista ed inviata in Israele, ha organizzato lunedí 30 maggio, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini a Roma, un convegno molto interessante a cui ho partecipato.
Ho ancora nelle orecchie le parole che Dan Diker, Segretario Generale del World Jewish Congress, ha gridato sovrastando la voce dell'interprete: "Se l'Unione Europea sosterrà la richiesta della Palestina alle Nazioni Unite, sarà la MORTE DELLA DIPLOMAZIA e la sua firma non avrà più alcun valore". Eppure dieci minuti prima, il suo amico Bassam Eid, Direttore del Palestinian Human Rights Monitor Group, aveva chiesto solo un attimo di respiro per i Palestinesi. A loro si chiedeva univocità e quindi unione fra le diverse voci di Hamas e Fatah. Ma, ora che questo accordo c'è, si chiede di liberarsi da Hamas la terrorista. Ha chiesto respiro. Ma la situazione non è buona. E queste son pugnalate al cuore della pace.
Ecco il punto cruciale della conferenza.
Entrare nel cuore dei rapporti fra Israele e Palestina, ascoltare dalla viva voce dei suoi protagonisti mentre li si guarda negli occhi, infonde lo spirito necessario a comprendere. Guardi negli occhi un israeliano, guardi un palestinese, hai in mente lo spirito di John Kennedy e di Mohandes Karamchand Gandhi, e ti chiedi chi ha ragione, considerando che in fondo respiriamo tutti la stessa aria, viviamo tutti sotto lo stesso cielo e siamo tutti mortali…
Hai un Paese democratico come Israele che sta diventando un'enclave occidentale nel mondo islamico, che rischia di essere isolato anche dai suoi referenti come Stati Uniti e Italia.
Hai un popolo meraviglioso come quello palestinese che chiede solo di esistere, ma ha una componente terroristica legata a quella musulmana e nemica degli Stati Uniti. E di certa Italia.
E il presidente Obama che chiede i confini del 1967! Ma quali sono se allora non furono stabiliti confini! Eran solo linee di arresto dei combattimenti! Piuttosto si cerchi di risolvere la questione di Gerusalemme-al Quds, e quella della diaspora palestinese, degli insediamenti israeliani.
Bassan Eid ha sostenuto, e su questo non si può essere contrari a priori, che l’accordo fra Fatah e Hamas può essere visto specialmente come una “civilizzazione” di Hamas, e quindi può ritornare utile ad Israele perché Fatah potrebbe aver imposto nell’accordo (che nessuno ha ancora letto) l’abbandono delle finalità anti israeliane che Hamas ha nel proprio statuto e, soprattutto, il riconoscimento dello Stato di Israele.
Ma le pugnalate alla Pace ritornano quando Dan Diker dichiara che non è solo un problema israeliano, ma del mondo intero. Di nuovo torna ad erigersi ad avamposto della nostra cultura in quella araba, evocando l'undici settembre! E allora perché non ammettiamo Israele nell'Unione Europea, ma quest’ultima imponga che il riconoscimento dello Stato palestinese non venga accolto se non su basi concordate con Israele e non unilateralmente.
Tutto questo ha un break even point a settembre, dopo sarà l'inverno arabo.