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giovedì 26 maggio 2011

Israele e Palestina, condannati a fare la pace.

Dopo il discorso di Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti d’America, scende un velo di tristezza sugli occhi di chi spera nella Pace. Sapevamo che il Premier israeliano non è mai stato tenero, rappresenta la destra israeliana. Forse sarebbe stato più adatto Shimon Peres che ha un passato più pacifista. Ma l’attacco frontale portato avanti da Bibi (come viene soprannominato Netanyahu) contro Barack Obama, in casa sua, e contro Hamas, rende tutto più difficile e lontano.
I confini del 1967, fondamentale punto di discussione, sono quelli precedenti alla guerra con cui Israele riconquistò gran parte dei Territori Arabi e che hanno posto la situazione della sopravvivenza del popolo palestinese su un piano di concessione e non di diritto. Per i palestinesi hanno un significato fortemente simbolico, significherebbe tornare a prima dell’inizio della diaspora.
Vi è inoltre la questione di Gerusalemme o al-Quds (la Santa come chiamata dai musulmani). Una questione ormai di oltre quattordici secoli, che ha portato alle Crociate, alla nascita degli Ordini cavallereschi ed ospedalieri, alla nascita di profondi scontri su diritti di celebrare i propri riti e quant’altro. Gerusalemme o al-Quds ha una fondamentale importanza per la religione ebraica, per quella cristiana e per quella musulmana. Lì vi era il Tempio di Salomone, lì è morto Gesù, lì è morto Maometto. Quindi è anche definita l’ombelico del mondo. Eppure è un luogo dove non esiste Pace. Chi vive a Gerusalemme è in uno stato di perenne tensione, ciò che non provano i residenti a Tel Aviv, ad esempio, dove la percentuale di ebrei ortodossi (parametro importante) è molto più bassa. Per questo Israele la richiama come capitale, anche se quella amministrativa è appunto a Tel Aviv. Ma la richiama anche la Palestina, almeno nella zona di Gerusalemme Est. Si è arrivati persino a costruire un muro per evitare l’ingresso di “suicide bombers” ossia di attentatori suicidi (e non chiamateli kamikaze). Noi personalmente desideriamo che Gerusalemme abbia lo status di Città Aperta, tutelata dalle Nazioni Unite, di tutti e di nessuno.
Infine, ed è una forte offesa per il palestinesi che potrebbero considerarla una dichiarazione di guerra, è la questione dell’accordo fra Hamas ed al-Fatah. Sappiamo tutti che Hamas ha al suo interno cellule terroristiche (come le Brigate al-Aqsa), ma è comunque il primo partito votato nella Striscia di Gaza. E’ un partito che, purtroppo, ha nel suo programma, la distruzione dello Stato di Israele, ma questo potrebbe essere superato facilmente. Basti pensare alla condanna fatta da Hamas di uno dei recenti attacchi contro Israele, considerato proveniente da una scheggia impazzita.
Il problema è che Netanyahu non vuole assolutamente trattare con un’Autorità in cui ci sia Hamas. Questo lo ha dichiarato ad alta voce davanti ai congressisti statunitensi…
Sono tre quindi le questioni quasi insuperabili che verranno affrontate nei prossimi mesi, per evitare che la Palestina venga dichiarata Stato indipendente e membro permanente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, senza un previo accordo con Israele che potrebbe diventare uno Stato occupante per le sue colonie nei Territori Palestinesi e per quei territori che le Nazioni Unite riconosceranno, ossia quelli del 1967.

http://www.go-bari.it/notizie/editoriale/2575-israele-e-palestina-condannati-a-far-pace.html

sabato 21 maggio 2011

Pace in Medio Oriente: Obama è con noi

Signore e Signori il presidente degli Stati Uniti d'America ha chiesto ufficialmente che nascano due Stati, uno israeliano ed uno palestinese, in base ai confini del 1967. Barack Hussein Obama, accogliendo quanto già chiesto da Jimmy Carter con gli accordi di Camp David, accogliendo quanto già chiesto dal sottoscrtto, promotore della Pace fra Israele e Palestina, chiede ufficialmente la Pace su confini già stabiliti.
Noi, Italiani, cosa abbiamo? Non un premier impegnato a fare bonifici per donne squillo, ma un Presidente della Repubbica, che meriterebbe più poteri, che dichiara ad alta voce che la Palestina avrà una sua Ambasciata a Roma. Questo è merito della diplomazia italiana, nata quando S.E. Giulio Terzi di Sant'Agata era a Tel Aviv  e diventata matura ora che Luigi Mattiolo è Ambasciatore in Israele. E' merito del ministro Franco Frattini, impegnato seriamente in questo percorso.
Sapete, nella Farnesina si parla di tante cose e le mura altissime (oltre cinque metri) rendono tutto più difficile. Ma quando vi è qualcosa di vero è serio le mura non rimbombano ma rinforzano. Ecco perché la Pace non è un semplice rimbombo ma un grande riecheggiare.
In questo periodo, caratterizzato dalla rivoluzione araba, è fondamentale per Israele accogliere le spinte che giungono dai Paesi Arabi.In uno scenario definito in base al rinunciare da parte degli Stati Uniti d'America alla difesa di Israele se non si accoda alla richiest internazionale di una Pace con Hamas ed al -Fatah, non potrebbe esser possibile sostenere una Pace duratura. Noi chiediamo che Israele, e speriamo che ascolti la nostra richiesta con tutta la forza che il nostro Paese ha guadagnato, sostenga un percorso di Pace accettando l'accordo che al-Fatah ha fatto con Hamas, e accolga quello che le Nazioni Unite le stanno chiedendo.
Due Popoli, israeliani e palestinesi, in due Stati, Israele e Palestina, Liberi per sempre.
L'Italia ha avut il coraggio di accettarlo. Lo faccia Benjamin Netanyahu. Lo faccia Mahmoud Abbas. E Barack Obama sostenga il tutto!!!

http://www.go-bari.it/notizie/editoriale/2499-pace-in-medioriente-obama-e-con-noi.html

venerdì 13 maggio 2011

Gerusalemme-al Quds Città Aperta

Dal 14 al 17 maggio il Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano, sarà in visita ufficiale nello Stato di Israele. Conosciamo la particolare sensibilità dell’Italia per il popolo israeliano e sappiamo che la visita del Capo dello Stato non sarà un semplice scambio di convenevoli. Come sappiamo lo Stato di Israele è l’unica enclave non musulmana, circondata da Paesi che stanno vivendo un profondo sconvolgimento. Abbiamo recentemente sostenuto, proprio su queste colonne, la necessità per Israele di valutare positivamente l’accordo fra Hamas ed al-Fatah, per dare un segnale di distensione molto importante agli Stati musulmani e per non restare isolata da tutte quelle Nazioni del mondo che ritengono che quell’accordo renderà più “politici” i membri di Hamas e non più “terroristici” quelli di al-Fatah.
Per questi motivi abbiamo scritto oggi al Consigliere Particolare del Presidente dott. Arrigo Levi e al Portavoce dott. Pasquale Cascella, della cui amicizia ci onoriamo, affinché chiedano al Capo dello Stato di portare questo messaggio durante il suo viaggio.
Certamente la situazione, passando ad uno sguardo sullo scenario mediorientale, sta vivendo forti contrasti per due eventi che vanno in senso opposto. Il primo è l’uccisione di Osama Bin Laden. Questa vittoria per gli Stati non terroristici dell’Occidente, che va a memoria delle vittime dell’11 settembre 2001, sta creando enormi tensioni nel mondo musulmano. Sappiamo tutti che solo una piccola parte di chi professa la religione maomettana, sono fondamentalisti, ed un ancor minor parte prende la via del terrorismo. Ma questo duro colpo inferto alla parte più radicale, ossia i talebani, creerà sconvolgimenti interni ed esterni. I primi perché combatteranno fra loro per decidere chi sarà il nuovo capo, i secondi perché cominceranno a vendicarsi fortemente come dimostrano i 90 soldati uccisi da un “kamikaze” ieri in Pakistan.Il rischio è quindi di una radicalizzazione del conflitto, di un rafforzamento delle ragioni delle frange più violente, con severe ripercussioni anche sui giochi di forza fra Hamas ed al-Fatah.
Il secondo evento si enuclea nella serie di viaggi che il premier israeliano Benjamin Netanyahu sta facendo per convincere le Nazioni più potenti a sostenere il suo piano di pace. Netanyahu sta incassando risposte sia buone che cattive, tutte con la scriminante dell’inizio di un effettivo percorso di pace. Rileviamo infatti come, mentre Le Figaro, parlando dell’incontro con il presidente francese Sarkozy, evidenzia la buona notizia dell’intenzione di quest’ultimo di organizzare una conferenza per le trattative fra Israele e Palestina entro il prossimo mese, il Jerusalem Post afferma che sia il premier inglese David Cameron che il presidente francese sono intenzionati ad appoggiare la richiesta del presidente palestinese Abu Mazen di ottenere l’indipendenza e quindi lo status di membro nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in maniera unilaterale.
Quest’ultimo evento, senza che vi sia un serio accordo fra Netanyahu e Abu Mazen, creerebbe forti tensioni nella zona, come abbiamo già evidenziato, e seri problemi per Israele.
Capiamo, quindi, da questa analisi, quanto sia importante ed urgente decidere per Israele. Soprattutto, decidere di accettare l’accordo fra Hamas ed al-Fatah e cominciare serie trattative, affinché non sia più soltanto una tregua, ma una vera e propria Pace, con uno Stato di Israele e uno Stato di Palestina. Risolvendo, magari, il problema di Yerushalaim-alQuds dopo quattordici secoli, rendendola Città Aperta.
 Ettore Lomaglio Silvestri

http://www.go-bari.it/notizie/editoriale/2390-gerusalemme-citta-aperta.html