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venerdì 3 giugno 2011

La Pace va guardata negli occhi

La pace va guardata negli occhi

Israele e Palestina verso il difficile nodo della coesistenza pacifica: un convegno sul tema mostra tutte le difficoltà



di Ettore Lomaglio Silvestri




L’accordo fra Hamas e Fatah, che ancora nessuno ha letto, ma su cui si parla in continuazione, sta provocando, come abbiamo già analizzato precedentemente, grosse tensioni fra Israele e Palestina. Tensioni che stanno portando a parlare del rischio di una terza intifada, ossia rivolta palestinese. Ricordate quando i bambini della Palestina lanciavano sassi contro i carri armati?
Per analizzare la situazione attuale e i rischi eventuali, l’associazione SUMMIT, presieduta dall’on. Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera ma anche notissima giornalista ed inviata in Israele, ha organizzato lunedí 30 maggio, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini a Roma, un convegno molto interessante a cui ho partecipato.
Ho ancora nelle orecchie le parole che Dan Diker, Segretario Generale del World Jewish Congress, ha gridato sovrastando la voce dell'interprete: "Se l'Unione Europea sosterrà la richiesta della Palestina alle Nazioni Unite, sarà la MORTE DELLA DIPLOMAZIA e la sua firma non avrà più alcun valore". Eppure dieci minuti prima, il suo amico Bassam Eid, Direttore del Palestinian Human Rights Monitor Group, aveva chiesto solo un attimo di respiro per i Palestinesi. A loro si chiedeva univocità e quindi unione fra le diverse voci di Hamas e Fatah. Ma, ora che questo accordo c'è, si chiede di liberarsi da Hamas la terrorista. Ha chiesto respiro. Ma la situazione non è buona. E queste son pugnalate al cuore della pace.
Ecco il punto cruciale della conferenza.
Entrare nel cuore dei rapporti fra Israele e Palestina, ascoltare dalla viva voce dei suoi protagonisti mentre li si guarda negli occhi, infonde lo spirito necessario a comprendere. Guardi negli occhi un israeliano, guardi un palestinese, hai in mente lo spirito di John Kennedy e di Mohandes Karamchand Gandhi, e ti chiedi chi ha ragione, considerando che in fondo respiriamo tutti la stessa aria, viviamo tutti sotto lo stesso cielo e siamo tutti mortali…
Hai un Paese democratico come Israele che sta diventando un'enclave occidentale nel mondo islamico, che rischia di essere isolato anche dai suoi referenti come Stati Uniti e Italia.
Hai un popolo meraviglioso come quello palestinese che chiede solo di esistere, ma ha una componente terroristica legata a quella musulmana e nemica degli Stati Uniti. E di certa Italia.
E il presidente Obama che chiede i confini del 1967! Ma quali sono se allora non furono stabiliti confini! Eran solo linee di arresto dei combattimenti! Piuttosto si cerchi di risolvere la questione di Gerusalemme-al Quds, e quella della diaspora palestinese, degli insediamenti israeliani.
Bassan Eid ha sostenuto, e su questo non si può essere contrari a priori, che l’accordo fra Fatah e Hamas può essere visto specialmente come una “civilizzazione” di Hamas, e quindi può ritornare utile ad Israele perché Fatah potrebbe aver imposto nell’accordo (che nessuno ha ancora letto) l’abbandono delle finalità anti israeliane che Hamas ha nel proprio statuto e, soprattutto, il riconoscimento dello Stato di Israele.
Ma le pugnalate alla Pace ritornano quando Dan Diker dichiara che non è solo un problema israeliano, ma del mondo intero. Di nuovo torna ad erigersi ad avamposto della nostra cultura in quella araba, evocando l'undici settembre! E allora perché non ammettiamo Israele nell'Unione Europea, ma quest’ultima imponga che il riconoscimento dello Stato palestinese non venga accolto se non su basi concordate con Israele e non unilateralmente.
Tutto questo ha un break even point a settembre, dopo sarà l'inverno arabo.

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