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giovedì 6 ottobre 2011

Direttamente dalla voce dei protagonisti: Israele forever

Eccovi l'anteprima del mio editoriale:

Ascoltare dalla voce dei principali protagonisti l’evolversi della storia e le sue ragioni è certamente qualcosa di importante. Immaginate coloro che hanno potuto ascoltare la voce di Giulio Cesare che diceva “alea iacta est”, o le parole di Napoleone quando venne incoronato, o Maria Antonietta quando disse di dare le brioches al popolo che non aveva pane.
Due settimane fa è stato scritto un pezzo di storia, quando Mahmoud Abbas si è presentato davanti all’Assemblea Permanente delle Nazioni Unite ed ha chiesto il formale riconoscimento dello Stato della Palestina, secondo i confini del 1967, precedenti alla guerra dei Sei Giorni.
Un pezzo di storia contemporanea, quella che studieranno i nostri nipoti fra cinquant’anni…e che noi oggi stiamo seguendo come cronaca di ogni giorno, giornalisti e non storici.
Probabilmente, se il nostro compito non sarà ben adempiuto, i nostri nipoti conosceranno solo un aspetto della storia. Ossia che la Palestina voleva l’indipendenza ma Israele, Unione Europea e Stati Uniti gliel’hanno negata. Ecco perché mi sono recato a Roma, lunedì scorso, ad ascoltare dalla viva voce dei protagonisti, ossia dal Ministro degli Esteri italiano, l’on. Franco Frattini, quello che è successo alle Nazioni Unite prima, durante e dopo questo evento che porta la data del 23 settembre 2011.
Non siamo stati i soli, oltre duecento persone hanno partecipato alla conferenza, organizzata dall’Associazione SUMMIT e dalla Fondazione Magna Charta presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini a Roma il 3 ottobre, le liste di prenotazione erano strapiene e molti di noi sono stati costretti a fare anticamera. I Vigili del Fuoco sono intervenuti per evitare che la sala diventasse pericolosamente strapiena, cosa che, per motivi di sicurezza, era inaccettabile.
E’ stato però possibile seguire la conferenza da un televisore da 40 pollici posto nella sala di attesa, ed è stato interessantissimo.
Il ministro Frattini, capo della diplomazia italiana, ci ha spiegato con grande chiarezza quanto è stato fondamentale l’apporto italiano affinché si creasse un fronte comune europeo che si unisse agli Stati Uniti d’America nella difesa delle ragioni israeliane. Già quattordici anni fa ebbi modo di esprimere il mio sostegno al ministro Frattini con un articolo sulla necessità che l’Unione Europea parlasse con una voce unica nel consesso delle Nazioni Unite. Chiedevamo che l’Unione Europea avesse un suo seggio come Membro Permanente del Consiglio di Sicurezza, con diritto di veto. Lungo sarà quel percorso, ma finalmente oggi ci rendiamo conto che l’Europa, nonostante i suoi 27 Membri, assume sempre più spesso una posizione comune nei grandi problemi internazionali, assumendo sempre maggiore autorevolezza davanti a grandi potenze come gli Stati Uniti, il Giappone e la Russia, che vorrebbe addirittura creare un’Unione Euroasiatica.
Il ministro ci ha spiegato che l’impegno precipuo dell’Italia è stato quello di mantenere un fronte comune affinché la richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese venisse calmierata in modo da evitare situazioni di conflitto anche per il popolo palestinese stesso. Si è data la possibilità a Mahmoud Abbas di presentare la sua richiesta ma si è sottoscritto un impegno affinché, entro il 2012, si sottoscriva un accordo definitivo sui confini, sullo status dei profughi palestinesi e sullo status di Gerusalemme.
L’on. Nirenstein ha messo in evidenza anche una questione particolare, che solo gli storici possono prendere in considerazione, ossia che la richiesta unilaterale dell’ANP ha praticamente riportato il discorso a prima del quasi dimenticato Trattato di Sanremo sottoscritto negli anni Venti, con cui si stabiliva la divisione dei territori del Protettorato Britannico in Medio Oriente creato dopo la sconfitta dell’Impero Ottomano nella Prima Guerra Mondiale. In tale suddivisione la maggior parte del popolo palestinese venne destinato alla neonata Giordania, unico alleato ancora degno di fiducia di Israele. Ecco, ci si è chiesti come mai nessuno abbia pensato di far rientrare nella futura Palestina parte del territorio giordano, mentre si è pertinacemente impegnati nel sottrarre territori ad Israele.
Il ministro Frattini ha voluto precisare che il suo impegno in favore di Israele non è, ovviamente, dettato dalla volontà di farsi amici gli ebrei, ma perché per lui è un dovere assoluto.
Come dovrebbe essere dovere assoluto per tutti coloro che hanno a cuore l’unica potenza libera e democratica circondata da Paesi islamici, l’unico Stato che viene continuamente minacciato di completa sparizione da un altro presidente di uno Stato che possiede la bomba atomica.
Ettore Lomaglio Silvestri
5 ottobre 2011

domenica 2 ottobre 2011

Domani Conferenza su Israele e Palestina a Roma

Domani parteciperò alla conferenza su Israele e Palestina. Spero di riuscire a regalare una copia del mio libro Viaggio nella Shoah direttamente nelle mani del Ministro Frattini, come gli avevo già fatto dono di una copia di Omaggio a Primo Levi. Vi manderò le foto.
Ettore

Israele e palestinesi: la battaglia dell'Onu e il processo di pace
CONVEGNO

Lunedì 3 ottobre 2011 ore 17,00
Camera dei Deputati
 Sala delle Colonne, via Poli 18, Roma


Apre i lavori:
Franco FRATTINI, Ministro degli Affari Esteri

Presiede:
Enrico PIANETTA, Presidente Associazione parlamentare di Amicizia Italia – Israele

Intervengono:
Giancarlo LOQUENZI, Direttore de l’Occidentale
Riccardo PACIFICI, Presidente della Comunità Ebraica di Roma
Barry RUBIN, Direttore del Global Research in International Affairs (GLORIA) Center
Mario SECHI, Direttore de Il Tempo

Conclude:
Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari

Per gli uomini è obbligatorio indossare la giacca
E' necessario accreditarsi: tel. 06-6760.6805 cell. 393-8058906 e-mail: nirenstein_f@camera.it

venerdì 3 giugno 2011

La Pace va guardata negli occhi

La pace va guardata negli occhi

Israele e Palestina verso il difficile nodo della coesistenza pacifica: un convegno sul tema mostra tutte le difficoltà



di Ettore Lomaglio Silvestri




L’accordo fra Hamas e Fatah, che ancora nessuno ha letto, ma su cui si parla in continuazione, sta provocando, come abbiamo già analizzato precedentemente, grosse tensioni fra Israele e Palestina. Tensioni che stanno portando a parlare del rischio di una terza intifada, ossia rivolta palestinese. Ricordate quando i bambini della Palestina lanciavano sassi contro i carri armati?
Per analizzare la situazione attuale e i rischi eventuali, l’associazione SUMMIT, presieduta dall’on. Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera ma anche notissima giornalista ed inviata in Israele, ha organizzato lunedí 30 maggio, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini a Roma, un convegno molto interessante a cui ho partecipato.
Ho ancora nelle orecchie le parole che Dan Diker, Segretario Generale del World Jewish Congress, ha gridato sovrastando la voce dell'interprete: "Se l'Unione Europea sosterrà la richiesta della Palestina alle Nazioni Unite, sarà la MORTE DELLA DIPLOMAZIA e la sua firma non avrà più alcun valore". Eppure dieci minuti prima, il suo amico Bassam Eid, Direttore del Palestinian Human Rights Monitor Group, aveva chiesto solo un attimo di respiro per i Palestinesi. A loro si chiedeva univocità e quindi unione fra le diverse voci di Hamas e Fatah. Ma, ora che questo accordo c'è, si chiede di liberarsi da Hamas la terrorista. Ha chiesto respiro. Ma la situazione non è buona. E queste son pugnalate al cuore della pace.
Ecco il punto cruciale della conferenza.
Entrare nel cuore dei rapporti fra Israele e Palestina, ascoltare dalla viva voce dei suoi protagonisti mentre li si guarda negli occhi, infonde lo spirito necessario a comprendere. Guardi negli occhi un israeliano, guardi un palestinese, hai in mente lo spirito di John Kennedy e di Mohandes Karamchand Gandhi, e ti chiedi chi ha ragione, considerando che in fondo respiriamo tutti la stessa aria, viviamo tutti sotto lo stesso cielo e siamo tutti mortali…
Hai un Paese democratico come Israele che sta diventando un'enclave occidentale nel mondo islamico, che rischia di essere isolato anche dai suoi referenti come Stati Uniti e Italia.
Hai un popolo meraviglioso come quello palestinese che chiede solo di esistere, ma ha una componente terroristica legata a quella musulmana e nemica degli Stati Uniti. E di certa Italia.
E il presidente Obama che chiede i confini del 1967! Ma quali sono se allora non furono stabiliti confini! Eran solo linee di arresto dei combattimenti! Piuttosto si cerchi di risolvere la questione di Gerusalemme-al Quds, e quella della diaspora palestinese, degli insediamenti israeliani.
Bassan Eid ha sostenuto, e su questo non si può essere contrari a priori, che l’accordo fra Fatah e Hamas può essere visto specialmente come una “civilizzazione” di Hamas, e quindi può ritornare utile ad Israele perché Fatah potrebbe aver imposto nell’accordo (che nessuno ha ancora letto) l’abbandono delle finalità anti israeliane che Hamas ha nel proprio statuto e, soprattutto, il riconoscimento dello Stato di Israele.
Ma le pugnalate alla Pace ritornano quando Dan Diker dichiara che non è solo un problema israeliano, ma del mondo intero. Di nuovo torna ad erigersi ad avamposto della nostra cultura in quella araba, evocando l'undici settembre! E allora perché non ammettiamo Israele nell'Unione Europea, ma quest’ultima imponga che il riconoscimento dello Stato palestinese non venga accolto se non su basi concordate con Israele e non unilateralmente.
Tutto questo ha un break even point a settembre, dopo sarà l'inverno arabo.