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martedì 21 giugno 2011

All'Ambasciatore italiano negli Stati Uniti

Eccellentissimo Ambasciatore,
nel corso della Sua carriera ha avuto modo di essere ambasciatore in Israele per l'Italia. Fu proprio in quell'occasione che cominciammo a conoscerci. Poi ci incontrammo quando Lei era Vicesegretario generale del Ministero degli Esteri.
Lei ha dovuto gestire una fase delicata della diplomazia italo-israeliana. In quel periodo vi fu la seconda intifada, le Brigate Al-Aqsa, il Libano e la strage di Qana ecc.ecc.
Eppure l'Italia ha acquistato parecchi meriti nei rapporti con Israele.
Questo anche grazie a Lei.
Oggi, dopo un importantissimo incarico come capo della Rappresentanza Permanente dell'Italia alle Nazioni Unite, ricopre l'ancor più importante incarico di Ambasciatore negli Stati Uniti.
Come ben sa, il presidente Obama ha espresso, rispondendo ad una nostra lettera, la posizione statunitense nel "conflitto"israelo-palestinese. Essa combacia perfettamente con la nostra, tranne che nel metodo.
La Pace non si può imporre, la Pace si fa in due.
Per tale motivo Le chiedo, insieme a coloro che vorranno sostenere questa mia richiesta, di intervenire diplomaticamente affinché non sia mai compiuto l'errore di un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, nella sessione autunnale dell'Assemblea delle Nazioni Unite.
Noi dobbiamo insistere affinché le parti in causa, Israele e Palestina, raggiungano un accordo con il reciproco riconoscimento della propria specifica natura.
Successivamente scaturirà naturalmente il riconoscimento a livello mondiale della Palestina.
E La preghiamo di non porre come base i confini del 1967, perché non vi sono confini specificati in quell'anno.
Ipoteticamente si potrebbe pensare che si accettano i confini che Israele raggiunse conquistando il Sinai e le Alture del Golan...per cui noi chiediamo Cisgiordania e Striscia di Gaza come territorio palestinese.
Chiediamo anche lo status di Città Aperta per Gerusalemme, in maniera da evitare dispute fra le tre grandi religioni monoteiste che nella Città Santa hanno i loro massimi simboli.
Il sottoscritto, insieme a chi vorrà sostenerlo, Le chiedono di agire in tal senso, diplomaticamente.
Si vis Pacem para Pacem.
La Pace si fa in due.
Grazie,
Ettore Lomaglio Silvestri
Comitato Rabin-Arafat per la Pace

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